Domenica delle Palme nella Casa circondariale di Locri

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Buongiorno a tutti voi che siete in questa casa e mi ascoltate. Purtroppo non posso salutarvi uno per uno come ero abituato, per le restrizioni dovute al contagio del coronavirus. Oggi so solo di poter entrare in questa casa circondariale, senza potervi incontrare. Mi basta però far pervenire a ciascuno di voi la mia vicinanza ed il mio affetto. So che mi ascoltate e che accettate ben volentieri il mio incoraggiamento in questo momento difficile. Anch’io come voi avverto il peso dell’essere costretti a stare al chiuso. Lo faccio perché questo giova a contenere il contagio ed a tutela della salute propria ed altrui. La salute viene al primo e va sempre tutelata, ovunque ci si trovi, anche qui, anche a costo di grandi sacrifici. Per voi le restrizione sono di maggior peso. La vostra sofferenza è ancora maggiore, perché dentro queste mura è più pesante il timore dell’epidemia non solo per voi, ma anche per i vostri cari. Stare lontani dalla famiglia aumenta il senso della solitudine e dell’abbandono. Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento. Passerà questo pandemia. Non sentitevi soli. Avete tante persone che vi stanno vicine: il direttore, il comandante, gli ispettori,  gli agenti, gli educatori, i volontari e tutto il personale di servizio. E poi c’è don Francesco il cappellano, che ho nominato perché vi ascolti, vi accompagni spiritualmente ed accolga i vostri bisogni e quando volete esprimermi qualche esigenza particolare potete farlo attraverso di lui. Ripeto: non siete soli, anche se lontani dagli affetti più cari. 

A questo vorrei aggiungere anche la vicinanza del Signore. Dio non abbandona i suoi figli, anche se sbagliano, non vuole che si perdono. In questa settimana santa noi cattolici viviamo la storia della passione, morte e resurrezione del Signore. Gesù ha sofferto l’abbandono ed il tradimento dei suoi discepoli, l’amarezza e l’umiliazione di una condanna senza processo, la sofferenza della via crucis, la crocifissione, le ingiurie dei soldati e la derisione di un condannato che gli era accanto, l’atrocità di una morte infame. Tutto questo pur essendo innocente. Gesù si è sottoposto volontariamente a questi tormenti per la nostra salvezza, in obbedienza alla volontà del Padre. Attraverso la sua passione e morte siamo stati salvati ed abbiamo riacquistato il perdono e la pace. Ciascun cristiano può dire: «Gesù è morto per me». 

Ed ora vi chiedo di compiere per la Pasqua un gesto di pietà. Avendo fra le vostre mani una croce o davanti al Crocifisso dite: “Grazie, Signore, che ti sei offerto per me. La tua morte mi guarisce dalle ferite del male, ti chiedo perdono di tutto ciò che ho fatto, donami la tua pace”

Se fate questo atto di pentimento sincero, anche se il cappellano non potesse raggiungervi tutti in questa settimana, potete ottenere la pace ed il perdono che desiderate ed appena possibile farete la confessione. 

E’ questa la Pasqua del Signore: il suo passaggio dalla morte alla vita. Gesù è morto ed è risorto. La morte non ha prevalso su di Lui. Ci sarà una pasqua per tutti. Vivete questa settimana santa, leggendo il vangelo e recitando una di quelle preghiere che avete imparato da piccoli.

Buona settimana santa. Spero di potervi rivedere per la Pasqua. E se non fosse possibile, sin da ora vi auguro: buona Pasqua! 

Che il Signore vi benedica e vi aiuti a riscoprire la gioia di una vita   che risorge! Vi chiedo una preghiera per me! 

Francesco Oliva