“Riappropriamoci del nostro territorio”

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GIUBILEO DELLA MONTAGNA

(11 giornata per la custodia del creato – Samo 31 agosto 2016)

Grazie per avere accolto l’invito a celebrare l’11 Giornata per la custodia del creato in questo meraviglioso angolo del Parco Nazionale dell’Aspromonte. E’ un’occasione per una passeggiata, o meglio, per un pellegrinaggio lungo un sentiero che favorisce l’incontro con la natura e ci riconcilia con essa. Questo nostro incontro cade in un’ora difficile per il nostro paese. Un’ora di prova e di grande sofferenza. Il terremoto che ha colpito diversi Paesi del Centro Italia ci porta inesorabilmente a volgere il nostro sguardo alla terra, alla terra che sprofonda e in un batter d’occhio causa vittime su vittime. La terra che trema ci pone davanti da una parte la sua fragilità e dall’altra l’urgenza di porre rimedio ai danni che derivano dalla mano dell’uomo. Oggi mentre noi apprezziamo la bellezza di questo luogo che è un vero Santuario all’aperto, dall’altra molti stanno pensando a come ricostruire antichi borghi distrutti dal violento sisma. “Dobbiamo imparare a dialogare con la natura e a non provocarla indebitamente”. affermava il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D’Ercole, nella sua omelia in occasione dei funerali di Stato delle vittime marchigiane del terremoto del 24 agosto. “Imparare a dialogare con la natura” e “non provocarla indebitamente” sono due utili piste di riflessione che possono accompagnare il nostro pellegrinaggio. Esse richiamano stili di vita, comportamenti rispettosi e attenti di fronte al creato. Urge imparare ad ascoltare il gemito e la sofferenza della “nostra oppressa e devastata terra” assieme a quello dei “poveri più abbandonati e maltrattati” (Laudato si’, n. 2). Dialogo con la natura. Il dialogo implica in primo luogo il riconoscere l’altro, una realtà che sta fuori e accanto a te, che scopri e accogli nella sua entità e bellezza. La natura che ci sta attorno richiama l’Essere che l’ha creata ed è riflesso della sua bellezza. Papa Francesco nella Laudato si’ ce lo ricorda: “l’amore di Dio è la ragione fondamentale di tutto il creato” (n. 77). Un amore infinito che è ragione e fondamento di tutta la creazione. Il meraviglioso scenario che ci sta davanti fa parte di questo creato.

Giubileo montagna peregrinatioAnche la nostra terra soffre ed è segnata in molti modi dalla violenza, che nel corso dei secoli ha fatto sentire sempre la sua virulenza. Non è solo (e non è stato solo) il terremoto. Ad esso sono aggiungere le frequenti alluvioni, frane e smottamenti. Ma molte altre sofferenze sono più direttamente legate alle mani dell’uomo. Penso alle tante costruzioni abusive sulle nostre coste, alla cementificazione selvaggia e ai numerosi fenomeni di inquinamento, ai tanti chilometri delle nostre belle coste inquinate da rifiuti e scarichi abusivi. Penso agli ettari di bosco distrutti dagli incendi estivi. Sono fenomeni questi da affrontare con coraggio e determinazione.

Ma permettetemi anche di richiamare il cattivo comportamento dell’uomo su strada. Anche richiama il rapporto uomo-territorio, uomo-natura. Quanto incidenti! Quanti morti! Tante potevano essere evitate, solo ad avere rispetto delle regole stradali e dei limiti di velocità. Anche questo triste fenomeno deriva dalla cattiva relazione dell’uomo col territorio. E quando parliamo di viabilità la nostra mente va subito all’impatto che hanno la SS 106 e la rete ferroviaria. Due arterie fondamentali di collegamento per la nostra area geografica. Esse fanno un tutt’uno col nostro territorio: croce e delizie della nostra area. Chi vuole lo sviluppo del nostro territorio ed il superamento del suo stato di isolamento pensa a progetti di ammodernamento di queste due importantissimi nodi infrastrutturali.

Giubileo Montagna vescovoLa nostra terra, il Sud, e la Locride in particolare, soffre la povertà e fragilità del suo territorio. Il grido di questa terra va ascoltato con attenzione da tutti: autorità e cittadini. E’ un appello rivolto a ognuno di noi, credenti e non credenti, ad aver cura della casa comune. E’ giunto il tempo in cui riappropriarci del nostro territorio. E’ nostro, ci appartiene. Non lasciamocelo rubare dal degrado e dall’incuria, come anche dagli abusi di uomini senza scrupoli. Non possiamo dimenticare che l’attenzione alla casa comune, alla natura è attenzione alla vita dell’uomo. E quanto pensiamo di dover usare misericordia verso l’uomo sappiamo anche di dover usare misericordia verso la natura, verso il creato. C’è bisogno di una radicale conversione. Ricordiamo che abbiamo un’origine comune, una comune appartenenza ed un futuro da condividere. Questa consapevolezza è alla base di una riconciliazione ecologica e postula lo sviluppo di nuove convinzioni e di nuovi atteggiamenti e stili di vita. Papa Benedetto XVI, anticipando i temi della Laudato sì, nella Caritas in veritate, affermava che “la questione ecologica è vitale per la sopravvivenza dell’uomo e ha una dimensione umana che tocca tutti”. E’ necessario un effettivo cambio di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita” (n. 50). Dobbiamo riconciliarci col creato. Una riconciliazione che è possibile solo attraverso una conversione ecologica. E’ attraverso una profonda revisione dei nostri modi di vita individuali e collettivi, che possiamo raccogliere la sfida ecologica che ci si presenta oggi. Dobbiamo ritrovare il coraggio di svuotare lo zaino della vita dove abbiamo inserito troppe cose,  per ritrovare maggiore “sobrietà” nella nostra esistenza.

Non possiamo dormire sonni tranquilli di fronte ad un sistema che continua a far morire di denutrizione ancora oggi 30-40 milioni di persone ogni anno. Non è neppure possibile restare impassibili di fronte allo scandalo delle armi («1776 miliardi di dollari in armi ogni anno, in Italia ci costano 80 milioni al giorno») e i rischi dei mutamenti climatici che colpiscono i più poveri, costringendoli alla fame o alla migrazione verso il Nord del mondo. Va accolto l’invito alla sobrietà”, chiesta da Papa Francesco.

Nessuno di noi può porsi da padrone di fronte al creato. Siamo semplici amministratori di un mondo che ci è stato affidato. Accogliamo a piene mani la responsabilità di far crescere la terra, di far crescere il Creato, di custodirlo e farlo crescere secondo le sue leggi. E’ compito di ogni uomo custodire il creato: dobbiamo avere cura di non impadronirci di esso, ma di farlo andare avanti, fedeli alle sue leggi. Operiamo sempre con tutte le forze per custodire il Creato: chi non custodisce il creato e non lo fa crescere, è un essere cui non importa quest’opera meravigliosa di Dio. Nostro compito fondamentale è custodire il Creato. Facciamolo insieme con tutte le risorse a disposizione.