Lo Stemma,
nella semplicità ed essenzialità dei simboli, richiama
la realtà della terra di origine di don Francesco
Oliva, sacerdote della diocesi di Cassano all’Jonio,
eletto vescovo di Locri – Gerace: la Calabria, che,
con le sue attese di pace e riconciliazione, è
chiamata ad essere terra di accoglienza e di speranza.
Il mare Jonio unisce idealmente la Chiesa di
appartenenza (Cassano all’Jonio) con quella di
destinazione (Locri-Gerace). Nel primo riquadro è
rappresentato l’olivo verdeggiante, che, per i Greci,
che hanno abitato la Magna Graecia, era pianta sacra,
usata per fare le corone destinate agli atleti
vincitori alle olimpiadi. Non si trattava ancora
dell’olivo coltivato, ma del suo progenitore
selvatico, l’oleastro, che, secondo il mito, dalla dea
Atena fu trasformato da pianta selvatica in pianta
coltivata, divenendo sacra alla dea. Per i Romani
l’olivo era simbolo insigne per uomini illustri,
mentre per gli Ebrei era simbolo della giustizia e
della sapienza. Nella Bibbia appare frequentemente sin
dal diluvio universale, quando una colomba portò a Noè
un ramoscello d'olivo, per annunciargli che la terra
ed il cielo si erano riconciliati. Da quel momento
appare quale simbolo della rigenerazione, perché, dopo
la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a
fiorire, ma anche simbolo di pace, che attestava la
fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli
uomini. La simbologia dell'olivo ricorre anche nei
Vangeli: nell’episodio dell’ingresso di Gesù in
Gerusalemme prima della sua passione, quando fu
accolto dalla folla che agitava ramoscelli d'olivo;
nell'orto degli ulivi, ove Gesù trascorse le ultime
ore della sua passione. In contesto liturgico
dall'olio d'oliva è ricavato il crisma per il rito del
Battesimo, della cresima e dell’ordine sacro, e l’olio
degli infermi.
L’ulivo, che non teme la siccità, è richiamato
simbolicamente dal salmo 52, 10, da cui è tratto il
moto “Speravi in misericordia Dei” “Confido nella
fedeltà di Dio” . Il Salmista si identifica con questa
pianta, che verdeggia nella casa di Dio, divenendo
immagine della Chiesa, edificio santo e spirituale,
fondato sulla roccia di salvezza che è Cristo. In Dio
egli ripone la sua fiducia, affidandosi non tanto
all'onnipotenza e alla magnificenza del Suo amore,
quanto “alla sua fedeltà”. Abbandonarsi alla fedeltà
dell’amore di Dio non per un giorno, ma "ora e per
sempre", è lasciarsi afferrare da Lui in un vortice di
tenerezza che avvolge l’umana esistenza.
Nel secondo riquadro, il mare col barcone richiama il
“mare nostrum”, itinerario di speranza per tanti
profughi che lasciano il loro paese in cerca di terre
più ospitali. E’ il mare che troppo spesso si tinge
del sangue di tanti uomini, donne e bambini, che su
barconi di fortuna cercano altri lidi, lasciando alle
loro spalle realtà di miseria e di insuperabili
povertà. Si rinnova drammaticamente l’immagine del
mare cui è legata la vita e la morte. Il mare (jam in
ebraico), le “grandi acque” (in ebraico majjîmrabbîm)
o il “diluvio” (in ebraico mabbûl) sono nella Bibbia
simbolo del caos, della morte, del nulla e del male.
Il libro di Giobbe, richiamando il misterioso ordine
che regge il creato, sottolinea il contrasto
terra-mare: Dio si erge a bloccare l’infuriare del
mare, imprigionando “l’arroganza delle onde”. Disse al
mare: “Fin qui giungerai e non oltre, e qui
s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde” (Gb 38,11). Su
tutto il caos e il male, incarnato dal mare, si stende
la Parola creatrice e provvidente di Dio e quella del
Cristo, suo Figlio, del racconto della tempesta sedata
(Mc 4,35-41; 6,45-52; Gv 6,16-21). Il mare rende le
spiagge di Calabria luogo di incontro e di
accoglienza, una nuova sfida per la fede del cristiano
e la sua capacità di ospitalità. Su questa sfida si
giocano quegli orizzonti nuovi della creazione
redenta: “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra,
perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e
il mare non c’era più” (Ap 21,1).
La stella è Maria, madre del Signore, tanto venerata
dalle popolazioni della Locride e dell’intera
Calabria, la madre accogliente che generazioni di
fedeli hanno pregato e pregano con fiducia ogni
giorno, che annuncia il sorgere di Cristo, “stella
mattutina che, passata la notte dei tempi, promette ed
estende sui Santi l’eterna luce della vita” (San Beda).
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