Omelia in occasione della Solennità dell’Immacolata – Basilica Minore S. Maria Assunta, Gerace

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Celebriamo la II domenica di Avvento in compagnia della Madonna, concepita senza macchia di peccato originale. La liturgia ci presenta Maria come modello di santità e di perfezione. A metà dell’Avvento è giusto fermarci un attimino e chiederci: sto andando incontro al Signore che viene? Come mi sto preparando al Natale? Attendo il Natale come l’evento di salvezza annunciato a Maria e realizzato in Gesù?Sono domande che dobbiamo porci come singoli credenti e come comunità.

La Parola di Dio c’invita a rimodulare la nostra vita, tenendo conto della nostra condizione umana sotto il segno di Adamo, ferita dal peccato originale. Non possiamo comprendere la grandezza di Maria senza pensare a quanto accaduto alle origini, ai nostri progenitori Adamo ed Eva. Il racconto della genesi presenta la nostra condizione umana, segnata dalla disobbedienza di Adamo ed Eva. Una disobbedienza che ne ha compromesso la bontà originaria. 

La nostra è un’umanità condizionata dalla realtà distruttiva del peccato, che ci allontana da Dio, ci fa avere paura di Dio, ce lo fa vedere come un nemico, che limita la nostra libertà, dandoci dei comandamenti che indicano cammini impegnativi. Adamo ed Eva, che rappresentano tutta l’umanità, hanno paura di Dio, sfuggono dalla sua presenza. Ma Dio non li abbandona al loro destino, li cerca. Chiede ad Adamo: “Adamo dove sei?” E ad Eva: “Che hai fatto?”.

Adamo non riconosce la sua responsabilità. Chiama in causa Eva. Eva colpevolizza il serpente. E’ tutto un gioco a “scaricabarile”. 

Il peccato di disobbedienza toglie ad Adamo ed Eva la gioia di camminare con Dio nel giardino. 

Ogni uomo nasce nel segno di Adamo, fatto di carne e di peccato. Il peccato inquina la vita dell’uomo e della società: è un virus che contagia, corrompe e danneggia la vita della comunità, danneggia la casa comune (vedi l’inquinamento).

Anche a noi Dio dice:“O uomo, dove sei? Perché vuoi costruire la tua vita senza di me. Perché non vuoi accettare di camminare con me nel giardino che ho creato per te e costruire un mondo più bello? Perché cerchi scappatoie pensando di essere felice senza di me?”.

         C’è una bella notizia che ci dà San Paolo, un messaggio di speranza e di salvezza: Dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia. Dio è più grande del nostro peccato, è più forte del male, pensa alla nostra umanità, non se ne disinteressa. Dio pensa a MARIA. Attraverso di lei si rende presente nel mondo mandandoci il Figlio Gesù, il Signore che salva. Maria è pensata da Dio per essere la madre del Figlio suo, amata da Lui in un modo unico e totale. Ella è “l’Immacolata concezione”, la creatura immune da ogni peccato fin dall’eternità, il capolavoro di Dio, la più perfetta delle creature, l’unica creatura che ha sperimentato fin dall’inizio la salvezza di Dio. E’ “la piena di grazia”, “colma del dono di Dio”, che si è messa in ascolto di Dio e si è fidata di Lui, accogliendo la sua Parola. In Lei, la Parola “si è fatta carne”.     

         La scena dell’Annunciazione esalta il “SI” di Maria: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Con grande prontezza Maria si affida all’azione dello Spirito Santo, mettendo a disposizione di Dio tutto il suo essere e la sua storia personale . Il SI di Maria diventa dono radicale della sua vita al progetto di Dio, disponibilità al servizio ed ai bisogni del prossimo. E’ un invito per noi a dire SI a Dio come ha fatto Lei. Quanto si è realizzato in Maria per singolare privilegio Dio vuole realizzarlo in ciascuno di noi con il Battesimo. Come ricorda S. Paolo, per la grazia del battesimo diveniamo anche noi figli di Dio: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo”.

Accogliamo questa solennità dell’Immacolata, imparando da Maria a rinnovare il nostro SI a Dio, perché possa compiersi anche in noi la sua Parola.