Omelia della I domenica D’Avvento-S. Luca 1 dicembre 2019

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Desidero vivere questo tempo di avvento qui a San Luca. Come un tempo di grazia, di incontro, di preghiera. Voglio condividerlo con voi, per sperimentare che anche oggi è possibile attendere il Signore ed incontrarlo, vivere l’attesa di Colui che viene a salvarci, a guarirci dai mali che ci affliggono. Come attesa di Colui che si lascia incontrare nella quotidianità, nelle ferite di un’umanità sofferente e povera, nelle situazioni di abbandono, conseguenze del peccato, che ci rendono deboli e ci tolgono la gioia di vivere, rendendoci schiavi di noi stessi. 

            Vivere l’Avvento è vivere l’attesa del Natale, l’attesa del Signore che viene e si fa piccolo piccolo, per poter essere incontrato da tutti, specie dai più poveri e degli ultimi. Sono certo di trovare tante porte aperte e d’incontrare tante famiglie che al loro interno vivono con fede e coraggio l’inquietudine, la sofferenza e la malattia, la solitudine morale e spirituale. Voglio dire a tutti che Gesù è con loro, soffre con loro, spera con loro. E’ lo stesso Gesù che ha sperimentato nella sua carne la sofferenza, l’umiliazione, la passione e la morte. Per questo comincio il mio pellegrinaggio tra Voi con la VIA CRUCIS per le strade del paese, quelle strade che attestano le nostre ferite e povertà.

            Sarà un tempo di Avvento che ci prepara al Natale, all’incontro col Signore che viene ancora oggi nel nostro mondo. Un Signore che chiede di essere accolto, di trovare l’uscio della nostra casa aperta, il cuore libero e disponibile. Non c’è Avvento senza l’attesa del Signore.         Ma come vivere l’avvento? La risposta la troviamo nella Parola di Dio ascoltata oggi: “Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà… Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. Bisogna vegliare, tenersi pronti, avere gli occhi aperti, essere distaccati da ogni cosa che può creare dipendenza e toglierci la libertà di accogliere Dio ed il fratello che ha bisogno del nostro aiuto. Siamo invitati a vegliare, poiché non sappiamo quando passa il Signore. Viviamo questa attesa attivamente, operando il bene. San Paolo c’invita a risvegliarci, a gettare le opere delle tenebre e ad indossare le armi della luce. E aggiunge: “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie”, rivestendoci del Signore Gesù Cristo. San Paolo ci ricorda che la notte è finita; che non ci si comporta durante il giorno come se si dormisse ancora! Dobbiamo risvegliarci. San Luca deve risvegliarsi: i ragazzi, i giovani, gli adulti, tutti insieme per riprendere un cammino nuovo, fatto di impegno a vivere la propria vita con passione, con coraggio, con onestà. Nessuno può togliervi la dignità che il Signore vi ha donato. C’è in tutti, in particolare in quanti soffrono nell’anima e nel corpo. Dobbiamo superare la tentazione dei contemporanei di Noè, quella della rassegnazione che li portava a fare cose normali, come mangiare, dormire, sposarsi, senza però accorgersi di quanto stava accadendo accanto a loro, del pericolo che stavano correndo. Purtroppo questa situazione descritta dal vangelo come ingenua e sprovveduta può ripetersi ancora oggi: si mangia e si beve, ci si diverte, si dorme, si litiga, si soddisfano i desideri della carne, ma non ci si accorge del tempo che passa inutilmente, senza costruire nulla di buono e di duraturo.

            Desidero vivere l’Avvento a San Luca con voi, in compagnia di Maria. Alla scuola di padre Stefano de Fiores. Permettetemi un ricordo di questo padre innamorato di Maria. Facciamo nostro il suo bell’augurio: «Possa tu sperimentare la presenza viva e materna di Maria nella tua vita! É un dono prezioso, che lungi dall’alienarti ti aiuta a ritrovare il tuo io profondo e migliore». P. Stefano è stato il cantore di Maria. C’insegna come vivere l’avvento in compagnia di Maria, la donna del sì, che ha accolto il saluto dell’angelo accettando il progetto di Dio su di Lei. Come Maria, anche noi siamo chiamati ad attendere il Signore non passivamente, restando a guardare, ma con il nostro “sì” quotidiano a Dio, cercando sempre ciò che è bello, vero, buono e giusto. 

            In questo Avvento dobbiamo comprendere che la nostra attesa di Dio ha bisogno di coerenza, che la nostra fede deve essere autentica, credibile. Non può esaurirsi in cerimonie e riti di stampo tradizionale, in una religiosità formalista, devozionale e sterile. Abbiamo bisogno di una profonda conversione. Mi viene in mente la ricerca spirituale del vostro grande scrittore, Corrado Alvaro. Educato ad una religiosità ispirata ad una devozione mariana popolare, non lo convinceva la fede com’era vissuta dai suoi contemporanei. Fu sempre critico osservatore dei vizi e delle deformazioni del cattolicesimo. Nel 1951 scriveva nel suo diario: «Thomas Mann (scrittore cattolico) ha chiesto udienza al Papa per dirgli che il cattolicesimo deve ritornare cristiano». La fede cattolica doveva recuperare la sua vera identità. Un’annotazione che non ha perso la sua attualità. Padre Stefano De Fiores spiega la posizione di Alvaro: «Ciò che Alvaro osserva nel cattolicesimo preconciliare è la mancanza di vera carità e di giustizia, il formalismo vuoto e perfino la connivenza con il male». Alvaro è stato un cercatore inquieto, che avvertiva un bisogno religioso,  che non ha trovato risposta. Egli si è fermato alla soglia che forse non è riuscito a varcare. Eppure in punto di morte, al fratello prete, don Massimo, aveva detto con l’ultimo soffio che gli restava ancora: «Oggi comincia per me un’altra vita». Singolare espressione per uno che aveva sempre professato la sua laicità. 

I mali della religiosità descritta da Alvaro non sono estranei al nostro modo di vivere la fede cristiana. 

Prepariamoci a vivere il tempo di Avvento come tempo di purificazione della nostra fede, operando con carità e giustizia, combattendo il formalismo vuoto ed il compromesso con il male, scegliendo di stare dalla parte del Signore.