Una delegazione di docenti di religione della Diocesi di Locri-Gerace al ritiro di avvento regionale nel santuario di Paravati

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Un evento di profonda spiritualità, quello vissuto da una delegazione di Docenti di Religione della Diocesi di Locri – Gerace, presso il Santuario del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime di Paravati, in occasione del Ritiro di Avvento Regionale degli IRC della Calabria, composta da: Maria Teresa Famiglietti, Rosanna Trapasso, Luisa Totino, Maria Rosa De Rosa, Patrizia Femia, Adriana Mandarano, Rosita Taliano, Maria Raco, Irene Cataldo, Carmelina Caccamo, Gabriella Congiusta, Maria Teresa Dattilo, Rosa Schirripa, Tiziana Diano, Maria Teresa Gallo, Concetta Monteleone, Marcella Polito, Paola Monteleone, Rossana Galea, Emanuel Rodi, Serena Autellitano, Rina Riggitano, Maria Stilo. L’iniziativa è stata promossa dalla conferenza Episcopale Calabra attraverso il servizio regionale per l’insegnamento della Religione Cattolica, coordinato dal Direttore regionale don Emanuele Leuzzi. Il ritiro ha avuto inizio, in mattinata, con l’accoglienza dei partecipanti, seguito dalla magistrale meditazione da parte di Sua Eccellenza Mons. Alberto Torriani, vescovo di Crotone – Santa Severina e delegato della Conferenza Episcopale Calabra per l’IRC, su un brano del Vangelo di Matteo, riguardante la visita dei Magi, titolata “Esiste un cielo da scrutare?” Quest’ultimi, ha sottolineato Torriani rappresentano l’intera umanità, che cerca un senso di verità alla propria esistenza. La loro provenienza è da Oriente, cioè da quel luogo di chi è ancora in cammino per trovare la verità. L’Oriente, infatti, è considerata la terra dei desideri inquieti, ma anche il luogo che dà lo spunto per andare oltre. I Magi non si chiudono nel loro orizzonte, ma accolgono una domanda, un segno, la stella, che fa da filo conduttore. Non restano a contemplare la stella da lontano, ma rispondono ad una chiamata che li scuote nelle loro abitudini e li incita ad intraprendere un camino. Nel percorso della loro ricerca c’è anche un momento di oscurità, in cui le domande sembrano essere soffocate dal potere di Erode, ma quando lasciano la città del re – despota, la stella riappare di nuovo, simbolo di fedeltà di un Dio che non abbandona la ricerca dell’uomo. Il racconto evangelico si chiude nella sobrietà di una casa. I Magi vedono il Bambino e offrono a lui i doni: oro, incenso e mirra. Betlemme è icona delle nostre case dove Dio ci attende in maniera tangibile. Diversi sono i quesiti che scaturiscono dalla narrazione evangelica: Cosa ci dice il brano? Quali sono, oggi, le nostre stelle? Quali sono i nostri desideri e le motivazioni che ci hanno spinto ad intraprendere la strada dell’insegnamento? Da dove siamo partiti? Quali sono le nostre case? Rispondendo a quest’ultima si può dire che le nostre case sono gli spazi in cui Dio ci attende inaspettatamente. Per esempio uno studente fragile, una situazione scolastica particolare, lì siamo attesi per incontrare Dio. L’insegnante di Religione deve essere un adoratore e un desiderante. Il cammino dei Magi insegna che adorare significa lasciarsi guardare da Dio nel luogo dove noi ci troviamo. Lo sguardo dei Magi è quello di chi si lascia continuamente sorprendere. L’occhio che adora Dio è un occhio che sa guardare la bellezza ed è l’occhio che dovrebbe avere ogni docente. La verità non si esaurisce in ciò che appare e chi vive in classe ogni giorno questo lo deve sperimentare, altrimenti la classe diventa una tomba, silenzia le parole, chiude i passi. Chi adora Dio non imprigiona gli altri nei giudizi, non ha paura di fare domande per comprendere. L’incontro con il Bambino cambia per sempre i Magi. Gli adoratori di Dio scelgono sempre la dolcezza, perché la forza di Dio non schiaccia, non annienta, ma innalza e guarisce. I Magi tornano alle loro responsabilità con una luce che non si spegnerà mai. Bisogna lasciarsi trasformare dalla tenerezza, altrimenti nel rapporto scolastico non c’è educazione, non c’è relazione, si finisce per passare solo informazioni. Allora la domanda iniziale ritorna “Esiste un cielo da scrutare nelle nostre scuole? Esiste una stella capace di orientare alunni, colleghi e anche i nostri desideri?” I Magi si lasciano interrogare da una nuova luce. L’insegnamento della Religione Cattolica deve custodire un desiderio e metterlo in gioco nella classe. Come guardiamo i nostri studenti? Come guardiamo la scuola? Con le tante fragilità e con i tanti problemi, che ogni giorno, nel nostro percorso educativo incontriamo. I nostri sguardi, però, corrono il rischio di ammalarsi, di lasciarsi velare dall’oscurità e diventare cinici, ripetendo “si è sempre fatto così”; diventare stanchi, cioè tirare avanti per sopravvivere; diventare superficiali, attaccati alle etichette; diventare nostalgici, quando si dice “i ragazzi, una volta, erano diversi”; diventare spaventati, sottolineando solo problemi e fragilità. Il vero sguardo non si sottomette all’oscurità. Il brano di Matteo mette in risalto, poi, come nel sonno un Angelo sussurra ai Magi di non passare, al ritorno, da Erode. Certe volte anche noi dormiamo sottocoperta come i Magi, ma, poi, basta una parola, un gesto a motivarci di nuovo. Bisogna lasciarsi svegliare dallo Spirito e diventare quella mano d’Angelo che indica una stella. I ragazzi, spesso, confondono il desiderio con il bisogno (bisogno di like, bisogno di far parte di un gruppo, ecc), Il desiderio è più profondo, è desiderio di bellezza, di valore. Finché c’è desiderio c’è vita, senza desiderio la vita si ammala. Il desiderio allunga l’orizzonte dell’esistenza. Gli Insegnanti di Religione Cattolica non devono entrare in classe a trasmettere un programma, ma a suscitare domande di senso: Chi vuoi diventare? Cosa vuoi dalla vita? E i quesiti di senso possono essere rivolti anche ai colleghi, inclusi noi: Che scuola sogniamo? Che adulti vogliamo essere per i giovani? Se non si passa da queste domande non saremo mai quell’Angelo dal tocco leggero che sprona e motiva. Dopo la meditazione di Mons. Torriani, la celebrazione della Santa Messa, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Attilio Nostro, Vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea. Nell’Omelia ha sottolineato l’importanza del servizio silenzioso e quotidiano delle Insegnanti di Religione, definite “Sentinelle della Fede”, perché capaci di riconoscere Dio nelle attese, nelle fragilità e non si lasciano travolgere dai dubbi, ma si affidano alla logica di Cristo, fatta di mitezza e di bontà che salva, divenendo, così, luminosi fari di speranza per le nuove generazioni. Nel pomeriggio l’incontro con il Rettore del Santuario del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime di Paravati, don Michele Cordiano, che ha condiviso testimonianze e riflessioni sulla vita e la spiritualità di Natuzza Evolo, facendo addentrare i docenti nel vero spirito natalizio: accogliere, nella semplicità e nella gioia, ciò che Dio ci vuole manifestare, perché possiamo diventare quel tocco lieve che diffonde bellezza e stupore e non lascia che gli animi dei nostri allievi vengano avvolti dall’oscurità dei tempi. I presenti hanno vissuto la giornata con forte intensità spirituale, portando nelle loro case un ricco bagaglio di spunti evangelici su cui meditare, per tradurli, poi, nel dialogo educativo, con fiducia, convinzione e quella perseverante speranza che ci fa ancora credere che “Esiste un cielo da scrutare!

Siate sempre sorridenti, anche nella sofferenza, con Cristo nel cuore, non può regnare la tristezza.
Natuzza Evolo