Grande partecipazione al Salone dell’Episcopio di Locri, per l’incontro di formazione, a cui hanno partecipato i docenti di religione cattolica della Diocesi, tenuto magistralmente da Don Fabrizio Cotardo, parroco della Chiesa di Santa Maria del Mastro e docente alla facoltà di Teologia di Catanzaro. L’incontro dal titolo “1700 anni dal Concilio di Nicea: l’homoousios nelle rappresentazioni della Trinità”, ha messo in evidenza l’importanza teologica di quel concilio, affermando la “consustanzialità” del Padre e del Figlio nel quadro relazionale Trinitario, a cui si aggiungerà anche quella dello Spirito Santo, nel Concilio di Costantinopoli del 381 d.C. Il “simbolo” che ne è uscito”, è diventato il segno distintivo di tutta la Comunità cristiana, allora come oggi, perché, come ha sottolineato papa Leone XIV, il Concilio di Nicea: è “la bussola del presente, verso la piena unità di tutti i cristiani”. L’importanza dell’incontro di formazione, oltre all’approfondimento del principio “generato non creato, della stessa sostanza del padre”, che ancora è al centro della riflessione teologica, è stato ciò che il Concilio di Nicea ha lasciato a livello spirituale, etico e morale, inaugurando un modello di “cammino sinodale” per la Chiesa, che gestisce, a tutt’oggi, questioni teologiche a livello universale, proprio attraverso i sinodi. Inoltre, è da sottolineare il senso di unità e dialogo scaturiti dalla riunione conciliare, visti come una guida per la Chiesa di oggi, incoraggiando la collaborazione e il discernimento su questioni di interesse comune. La sua eredità continua ad ispirare la ricerca di unità visibile e la collaborazione ecumenica tra le diverse confessioni cristiane. La certa convinzione dei Padri conciliari nel voler difendere e ribadire con tenacia l’unica verità sulla stessa sostanza del Padre e del Figlio, non era dettata solo dal desiderio di visibilità – non è giunto a noi nessun documento conciliare, tranne il simbolo, e solo qualche notizia sui Padri e sul loro numero – ma da un’ indissolubile convinzione che la Chiesa, in continuità con Cristo, dovesse mettere in atto quell’exousia (potere dato da Gesù e dallo Spirito agli Apostoli e per continuità ai Vescovi), che permette di combattere il nemico del fondamento essenziale ed esclusivo del messaggio cristologico: Ario, con la sua teoria della subordinazione del Figlio al Padre e la conseguenza che l’incarnazione e la resurrezione non fossero eventi divini. Secondo Ario Dio era unico, eterno e indivisibile, e quindi il Figlio in quanto “generato”, non poteva essere considerato Dio allo stesso modo del Padre, proprio perché la natura divina è unica. Non a caso il numero dei Padri conciliari si attesta sui 318, tanti quanti erano i servitori di Abramo, guidati da lui in battaglia per liberare suo nipote Lot, catturato dai re nemici. E una guerra non si supera senza ferite, che lasciano delle cicatrici indelebili, le stesse presenti su tanti partecipanti a Nicea, prova di un martirio subito in nome della fede, della buona novella, della testimonianza di una speranza che supera la morte e fortifica lo spirito contro l’erosione dell’eresia. Lo stesso Costantino, che convocò il Concilio, si dice abbia baciato quelle cicatrici, un messaggio che il trionfo della verità, quella liberante e salvifica, include l’offerta incondizionata della propria vita al mistero, non per beneficio personale, ma essere strumento attraverso il quale il Dio Uno e Trino possa illuminare tutta l’umanità. Tante le raffigurazioni della Trinità, nel corso della storia: l’icona di Rublev, l’affresco del Masaccio nella Basilica di Santa Maria Novella a Firenze e il “Vultus Trifrons” (Trinità con tre facce su un’unica testa). Un modo diretto e chiaro di tradurre il mistero trinitario in immagini esplicative, per diffonderlo a tutto il popolo. Tutto questo non può non avere un’apertura educativa e formativa, che tocca da vicino tutti coloro che hanno a che fare con la crescita culturale ed esistenziale delle nuove generazioni, e in particolar modo i docenti di religione, in continuità con la Chiesa. A loro il compito di attualizzare e far fruire in maniera coinvolgente un evento di così straordinaria portata come il Concilio di Nicea e la bellezza di un simbolo che ci ha connotato come cristiani, la cui esistenza, fatta di relazioni, è riflesso della Trinità. Dal Creato fino al più piccolo essere vivente, l’Amore che circola nell’essenza del Dio Uno e Trino non si stanca di manifestare la sua bellezza, la sua armonia, la sua completezza, il suo più intimo messaggio all’uomo: ognuno non basta a se stesso, ha bisogno dell’altro per completarsi, per trovare la sue radici profonde, il suo senso di appartenenza, e, così, gioire del dono della vita, per riscoprire in essa quel soffio trinitario primordiale, che ha reso gli uomini continuatori responsabili dell’opera divina. Un incontro di formazione, che ha dato il via ad altri momenti di arricchimento comunitario, che sosterranno il prezioso lavoro dei Docenti di Religione, nel corso di tutto l’anno, perché non si finisce mai di dissetarsi alla fonte della Parola.
Le tre persone si vedono distintamente, e l’anima, per una nozione ammirabile di cui viene favorita, conosce con certezza assoluta che tutte e tre sono una sola sostanza, una sola potenza, una sola sapienza, un solo Dio.
Santa Teresa d’Avila







