CRISTIANI NON SI NASCE, MA SI DIVENTA (Tertulliano)
Cosa significa iniziare alla fede oggi? è il tema del Campo Scuola per catechisti ed educatori di movimenti ed associazioni, guidato dal professore Francesco Vanotti, nei giorni 21-22 luglio, a Locri presso il Centro Pastorale. Nonostante il caldo torrido di piena estate, oltre 250 persone, tra catechisti e sacerdoti, hanno preso parte a questo evento, voluto fermamente dal Vescovo, mons. Francesco Oliva, per riallacciare i rapporti con i catechisti dopo circa un anno di interruzione delle attività. Nell’azione pastorale della Chiesa italiana, la catechesi di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi occupa un posto importante, eppure molte volte l’iniziazione cristiana non inizia alla vita cristiana. Don Francesco Vanotti, esperto nella formazione dei catechisti, ci ha aiutati a riflettere su una nuova idea di catechesi per il cammino di iniziazione cristiana, soffermandosi su tre grandi temi: riconoscere, interpretare, scegliere.
Riconoscere: che cosa c’è che non va? Il “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo, ci mostra che è finito il tempo in cui il patrimonio della fede passava da una generazione all’altra e la parrocchia aveva solo il compito di nutrire questa fede e renderla coerente. Il modello di catechesi in forma scolastica con un’ora alla settimana, finalizzato a imparare la fede e a preparare ai sacramenti, oggi non è più efficace. Occorre abbandonare i vecchi schemi e sperimentare nuove forme.
Interpretare: che cosa realmente inizia alla vita cristiana? La risposta a questa domanda ci chiede di guardare all’iniziazione cristiana da due diverse prospettive: quella spirituale e quella ecclesiale. Secondo la prospettiva spirituale, la fede è la risposta al dono di Dio. L’iniziativa è di Dio che offre la sua parola di grazia a ciascuno. Spetta alla Chiesa porre in atto le condizioni perché questo dono possa liberamente essere accolto. Secondo la prospettiva ecclesiale, bisogna rendersi conto che il rinnovamento dell’iniziazione cristiana non è primariamente una sfida solo catechistica, o solo pastorale, ma è ecclesiologica. Il soggetto privilegiato dell’iniziazione cristiana è la comunità. Con l’iniziazione cristiana la Chiesa madre genera i suoi figli e “rigenera sé stessa”. Tutta la comunità è coinvolta nella generazione della fede, non soltanto il catechista. Dire iniziazione cristiana, è dire molto più di catechesi. L’iniziazione cristiana è un tirocinio, un apprendistato di vita cristiana attraverso le tappe sacramentali e le diverse esperienze dell’ascolto della Parola di Dio, della preghiera personale e comunitaria, della testimonianza della carità, della fraternità… L’ispirazione catecumenale di questo cammino lo snoda tra un prima e un dopo, tra il Primo Annuncio e la mistagogia, perché la finalità non è iniziare ai sacramenti, ma attraverso i sacramenti iniziare alla vita cristiana, nella dinamica tra traditio- receptio – redditio.
Scegliere: che cosa fare? È necessario avviare un processo di sperimentazione per realizzare un sogno. Bisogna avere il coraggio di liberare l’iniziazione cristiana dagli schemi che la costringono dentro modelli organizzati cronologicamente per fasce d’età e superare i dispositivi uguali per tutti. Occorre puntare: 1) su una catechesi narrativo-kerygmatica, che abbandoni il modello della “spiegazione-assimilazione” e consenta all’iniziato di fare esperienza reale dell’incontro con Gesù; 2) sul coinvolgimento delle famiglie; 3) sul piccolo gruppo (circa 8 bambini); 3) sulla gradualità del cammino. La chiarezza e la competenza con cui don Francesco Vanotti ha trattato questi temi hanno coinvolto l’intera assemblea che ha seguito attentamente. La partecipazione numerosa e assidua in entrambe le giornate del Campo è stata un segno positivo del desiderio dei catechisti di volersi formare, ma anche di volersi incontrare per confrontarsi sulle proprie esperienze.