In prossimità dei referendum dell’8-9 giugno, sento il bisogno di ricordare soprattutto ai cristiani che sanno di far parte di una comunità civile più grande la responsabilità della partecipazione attiva al processo democratico intervenendo col proprio voto alla consultazione popolare. Votare ai cinque referendum è importante per i cristiani perché rappresenta un’opportunità per promuovere valori fondamentali come la dignità umana, la giustizia sociale e il bene comune.
I referendum su cui si è chiamati ad esprimersi riguardano diritti sociali di primaria importanza, quali il diritto al lavoro ed il diritto di cittadinanza. Nella nostra area geografica, la povertà lavorativa, la mancanza per tanti di un lavoro dignitoso, stabile e ben remunerato, la presenza di tanti stranieri sono fenomeni che c’interpellano direttamente. Per questo anche i cristiani come cittadini hanno il dovere d’informarsi e documentarsi su questi temi referendari. Votare con consapevolezza e libertà interiore, senza condizionamenti dall’alto, per partito preso, è segno di appartenenza e di partecipazione attiva nell’edificazione di una comunità più equa e solidale, in linea con gli insegnamenti evangelici e la dottrina sociale della Chiesa.
In questo nostro territorio avvertiamo da una parte le gravi conseguenze della mancanza di lavoro e dall’altra l’urgenza dell’affermazione della dignità del lavoro, la protezione dei diritti dei lavoratori, la promozione di una società giusta e solidale. Una società in cui tutti possano vivere con dignità, ove le disuguaglianze siano superate e ogni persona possa dare il proprio contributo alla vita sociale e civile, indipendentemente dalla sua origine, religione o etnia. Essendo i temi referendari importanti per il futuro del nostro Paese, non possiamo permetterci di rimanere inerti e disinteressati. È dovere di tutti informarsi, riflettere e recarsi a votare con coscienza e senso di responsabilità. Non è mia intenzione interferire nel merito della scelta che ognuno è libero di fare per il ‘sì’ o per il ‘no’ dei singoli o della totalità dei quesiti referendari. Una decisione questa affidata alla coscienza personale di ciascuno. Ma verrei meno alle mie responsabilità di guida pastorale della Comunità se mancassi di ricordare che l’esercizio del diritto di voto in Italia, secondo l’articolo 48 della Costituzione, è un “dovere civico”. Questo significa che il diritto di voto, pur essendo riconosciuto come un diritto fondamentale, è anche considerato “un dovere” che ogni cittadino ha verso la collettività. Come lo sono altri doveri civici, quali il rispetto delle leggi, il pagamento delle tasse, la fedeltà alla Repubblica. L’esercizio di tale diritto-dovere di voto contribuisce alla formazione della volontà popolare e alla partecipazione alla vita politica del Paese. Di conseguenza, se la partecipazione al voto rafforza tale diritto, l’astensione lo indebolisce. La partecipazione attiva alle elezioni ed ai referendum rappresenta pertanto un’opportunità per i cittadini di contribuire a una società più giusta e inclusiva, in cui la dignità di ogni persona è rispettata e promossa. La dottrina sociale della Chiesa ci invita a un impegno collettivo per il bene comune, sottolineando che ogni voto conta nella costruzione di un futuro migliore.
Auguro che tutti gli elettori si presentino al seggio elettorale, per esprimere il proprio voto, consapevole e libero, in modo da rendersi protagonisti nell’edificare una Città solidale, fondata sul diritto al lavoro, sul rispetto del bene di tutti e di ciascuno, nonché sulla partecipazione civile e sociale.
✠ Francesco Oliva
Nota sintetica sui cinque quesiti referendari
- «Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione».
Il primo dei quattro referendum sul lavoro chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi le lavoratrici e i lavoratori interessati da una legge che ne impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. L’obiettivo dell’abrogazione di questa norma è impedire i licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo. - «Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale».
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 15 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. L’obiettivo è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato, affinché sia la/il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite. - «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi».
Il terzo quesito referendario punta all’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre il precariato. In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. L’obiettivo è ripristinare l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato. - «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione».
Il quarto quesito interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti! L’obiettivo è modificare le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. - «Cittadinanza italiana: dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana».
Il quinto quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana. L’obiettivo è modificare l’articolo 9 della legge n. 91/1992 con cui si è innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. Il referendum sulla Cittadinanza Italiana non va a modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza. Il quesito abrogativo riguarda circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera, che vivono, lavorano ed hanno famiglia nel nostro Paese.