Presentazione del Progetto “Legalità è partecipazione”

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Nel giorno in cui la Chiesa cattolica ricorda San Giuseppe, nel 30’ anniversario dall’omicidio da parte della camorra di don Peppe Diana avvenuto a Casal di Principe, presso la “Casa dei giovani Maestri nel sogno”, bene confiscato alla criminalità che già dal 2019 è stato assegnato in gestione al gruppo AGESCI Siderno , alla presenza di una di una nutrita rappresentanza di autorità civili e religiose, della realtà associativa locale e di esponenti dei livelli associativi dell’AGESCI, che per la maggior parte rappresentano i partner e/o collaboratori ed esperti individuati per la realizzazione del progetto (Agesci Regione Calabria, Pastorale giovanile della Diocesi di Locri-Gerace, Commissariato di PS di Siderno – Uff. Controllo del territorio, Compagnia Carabinieri Locri, Carabinieri della Biodiversità, Istituto Di Istruzione Superiore G. Marconi di Siderno, l’Ufficio locale della Guardia costiera, l’Azione Cattolica, il Masci ed i partner con cui si cogestisce il bene confiscato (Accademia Arti marziali Maestro Giuseppe Cavallo APD e APS), il Distaccamento locale dei Vigili del Fuoco, la Polizia Municipale, i capi di questo gruppo hanno presentato e di fatto dato avvio al progetto denominato “Legalità è partecipazione” , finanziato attraverso L’ Avviso Pubblico per la concessione di contributi a sostegno delle politiche giovanili dalla Regione Calabria (Dipartimento Istruzione, Formazione E Pari Opportunità) Settore Politiche Giovanili E Sport -Pari Opportunità attraverso il Fondo Nazionale Per Le Politiche Giovanili.Individuando nella prima delle tre linee di attività previste dall’Avviso, che focalizza l’attenzione su alcune tematiche di maggiore attualità ed allarme sociale come il disagio giovanile, bullismo, rischi legati all’uso di alcool e stupefacenti, atti di vandalismo, ma anche la violenza di genere, stalking e maltrattamenti in famiglia, uso sicuro di internet e delle nuove metodologie/rischi e pericoli della rete, i beneficiari, giovani dai 15 ai 34 anni verranno indirizzati ad operare per avere segni tangibili di cambiamento attraverso un contributo incisivo nella propria realtà aiutando i giovani a sentirsi protagonisti di questo cambiamento. Tale obiettivo generale sarà perseguito attraverso la realizzazione di un percorso di educazione alla legalità rivolto ai giovani dai 15 ai 34 anni ed il consolidamento di una rete educativa permanente costituita dall’associazionismo, le istituzioni scolastiche, le forze dell’ordine, la Chiesa, il volontariato.
Agli adulti, l’AGESCI chiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune e all’impegno nelle situazioni di marginalità e sfruttamento a promuovere una cultura della legalità. Crediamo che per educare alla legalità bisogna puntare agli atteggiamenti e alle personali disposizioni, educando i ragazzi a: conoscere, riflettere sulle regole e rispettarle non perché si è obbligati a farlo ma perché si coglie la profonda importanza delle regole. Citando Baden Powell, fondatore dello scoutismo, “Tutto col gioco ma niente per gioco”. L’educazione alla democrazia e alla legalità rende i ragazzi protagonisti e quindi capaci di esercitare i propri diritti-doveri di cittadinanza. I termini “educare alla legalità e alla giustizia” devono diventare ricorrenti quando si parla di cittadinanza, di bene comune, di educare alla politica e al senso politico, dell’impegno politico di noi educatori. Queste poche riflessioni provengono anche e soprattutto da chi ha testimoniato a costo della propria vita questi valori che concretamente divengono scelte di vita. Abbiamo scelto per questo motivo come modello di denuncia e verità Don Peppe Diana di cui ricorrono oggi i 30 anni del suo omicidio. Il suo lapidario “Per amore del mio popolo non tacerò” con il quale denuncia le responsabilità della politica, della chiesa e dei cittadini, per l’affermarsi del potere camorristico deve spingerci verso quell’atteggiamento di speranza per il futuro, una chiamata ad essere esempi e testimoni con un impegno civile concreto. Come capi ed educatori siamo chiamati ad agire per lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato, educando i ragazzi alla legalità e alla solidarietà, sulla strada verso la giustizia. L’uso sociale, quindi, e la gestione di un bene confiscato non dovrà mai far venire meno la vocazione educativa e lo stile del fare le cose, tipico degli scout. Fare rete è l’impegno degli scout per il riutilizzo sociale del bene potrà realizzarsi attraverso l’inserimento degli scout in progetti/servizi già attivati dai Comuni o da altri enti a supporto delle realtà presenti sul territorio e che potranno incentivare l’uso del bene aprendolo alle esigenze del luogo. L’utilizzo del bene confiscato, le attività in stile scout e la costruzione di una rete sociale quanto più forte possibile potranno essere i veri obiettivi di un progetto. Questo consentirà, attraverso il lento lavoro educativo unito all’alto valore simbolico del luogo, la valorizzazione di esperienze di socializzazione e conoscenza reciproca.