Celebrati i 25 anni di sacerdozio di Don Alfredo Valenti

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Condividiamo con don Alfredo il suo 25 anniversario di sacerdozio in questa cappella del Seminario diocesano nella memoria di San Paolo Miki e compagni. Un evento di grazia e di ringraziamento che celebriamo in questo luogo ed in questa memoria liturgica. Il Seminario per te, don Alfredo, è stato luogo di formazione e di ministero, luogo di vita, di sogni fatti e realizzati, di prospettive e di speranze, di momenti belli ma anche di trepidazione, di incontri vissuti, di esperienze di ascolto e di amicizia. Qui tanta parte della tua vita ha preso forma e s’è resa servizio: ha preso la forma di Cristo, “per me vivere è Cristo”, è divenuta servizio, ti ha accompagnato sulla via del sacerdozio per essere argilla nelle mani del vasaio, che ti ha forgiato, ed ha fatto sì che tu divenissi pane spezzato, tutto per gli altri, per essere capace di vivere, servire ed amare Cristo e la Chiesa.
La memoria di san Paolo Miki e dei suoi compagni ci mostra la missione del cristiano che non si arrende, neanche di fronte alla croce del martirio. La testimonianza di san Paolo Miki e di 25 cristiani, uomini e donne, laici e religiosi, crocifissi con Cristo “in odium fidei”, sono martiri per una scelta di fedeltà sino in fondo, di una fede vissuta con eroico coraggio, “senza se e senza ma”, nella coerenza e nella fedeltà più assoluta a Cristo, nonostante la persecuzione e la concreta prospettiva del martirio. Come si racconta nella «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni», scritta da un autore contemporaneo, Paolo Miki, “vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il Vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto a voi che non c’è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano». Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento”. La morte non fa paura a chi ha scelto Cristo e sa di averlo vicino nel momento della persecuzione e del martirio.
In questa memoria liturgica ringraziamo il Signore per il dono del sacerdozio, che è una scelta di vita e di santità. Una vita donata nella sequela di Cristo. Non dimentichiamolo la vocazione al sacerdozio è una scelta di amore e come ogni scelta di amore comporta sempre in donarsi, l’offrirsi senza riserve, svuotare se stessi, del proprio egoismo, della ricerca di sé e del proprio comodo per essere di tutti e per tutti un’oblazione a Dio gradita.
Carissimo don Alfredo, in questa cappella che ti ha visto spesso presente davanti a Dio e con i confratelli sacerdoti, ma anche da seminarista, siamo riuniti in preghiera con te. Qui desideriamo esaltare la bellezza della scelta che hai fatto ed elevare al Signore la nostra preghiera perché la tua vita continui ad essere scelta di amore, offerta generosa, dono totale e gioioso della tua vita. Qui la tua vita, ma anche la nostra, quella di ogni sacerdote presente, ha preso senso in quel Dio che ti ha chiamato da sempre ad essere “sacerdote”. In questa cappella hai pregato con i sentimenti del re Salomone: “Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra!” E lo hai preferito ad ogni altra creatura che potesse allettare il tuo cuore. Qui continui a vivere la tua vita sacerdotale nella fedeltà a Dio ed alla chiesa, accettando con fortezza d’animo e coraggio la tua croce quotidiana. Non sei solo. Con altri confratelli trovi la forza di andare avanti.
Nella sua preghiera Salomone si chiedeva: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?”. Ce lo chiediamo anche noi in questa difficile ora, in cui i conflitti e le guerre non si contano più. E la violenza e l’odio sembrano essere la scelta obbligata, un tempo in cui sembra che non sia più possibile il dialogo e la via della pace sembra essere stata dimenticata. Ce lo chiediamo di fronte alle ingiustizie che impoveriscono il nostro tempo. Ma anche di fronte alle nostre stesse sofferenze e malattie che appesantiscono la nostra vita. Preghiamo per noi ed il mondo intero, per quanti sono alla ricerca del senso della loro vita, per i giovani che vedono all’orizzonte solo nuvole e minacce.
“Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta e perdona, Signore!” Aiutaci a vivere la vocazione sacerdotale nella bellezza del suo farsi dono ogni giorno. Qui ed ora. In questa nostra terra ed a suo servizio. Aiutaci a vivere la fede senza infingimenti ed ipocrisie. Ci sentiamo troppo spesso condizionati da un mondo che ci chiede di comportarci “secondo la tradizione degli antichi” più che secondo le esigenze del vangelo, a seguire i precetti degli uomini più che i comandamenti di Dio. Sentiamo di vivere in un mondo che ha dimenticato Dio e che ci chiede di fare lo stesso. Anche per noi torna attuale il richiamo fatto alle parole del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Non c’è parola di accusa più grave uscita dalla bocca di Gesù di quella proferita nei confronti di coloro che in nome della tradizione trasgrediscono i comandamenti del Signore: “Ipocriti! Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione”.
L’ipocrita è un bugiardo, non è una persona autentica, insegna papa Francesco; dà più importanza alla forma che alla sostanza. Rispettare la tradizione è osservare il comandamento del Signore, che consiste proprio nell’amare Dio ed il prossimo. Il rischio nella nostra vita cristiana è di perdere di vista l’essenziale che è proprio questo, tutto quanto ci è richiesto dalle esigenze dell’amore.
Caro don Alfredo, cari sacerdoti, ringraziamo il Signore per il dono del sacerdozio. A voi fedeli chiedo di pregare per i sacerdoti. Non basta giudicarli, fa più bene pregare per loro.